Si caratterizzano per una condizione di “stato di allarme” privo di contenuto di realtà che conduce all’offuscamento della coscienza e quindi ad atti non sempre comprrensibili, impulsivi e non mediati dalla coscienza dell’Io. Spesso subentrano idee coatte, per cui l’individuo crede in un contenuto generalmente significativo, pur sapendo che tale contenuto è falso. Comporta una lotta fra convinzione e conoscenza del contrario che si distingue tanto dal dubbio quanto dalla ferma opinione.
L’ansia è strettamente collegata a sensazioni somatiche di cui le più importanti sono la tachicardia e l’affanno respiratorio.
In generale parliamo di un disordine neurovegetativo a cui si associa sovente un sentimento di oppressione, di soffocamento e di inquietudine.
Per capire il meccanismo ci aiutiamo attraverso il concetto di istinto. Con azione istintiva si intende un certo comportamento che insorge da una oscura costrizione interiore.
Pertanto l’istinto è semplicemente un impulso naturale che muove a compiere determinate azioni senza passare dalla coscienza. Il primo punto importante è che l’azione istintuale si caratterizza per essere un processo inconscio e pertanto in antitesi con i processi consci, caratterizzati invece dalla continuità consapevole delle loro motivazioni. L’azione istintuale appare perciò come un evento psichico per lo più sconnesso come una sorta di irruzione nella continuità della coscienza. Di conseguenza l’istinto va annoverato tra i processi propriamente inconsci e per questo motivo è percepito come costrizione interiore ad una inderogabile spinta.
Facciamo un esempio semplice per capire meglio, partendo dal caso di una persona che si imbatte in un serpente. Com’è comprensibile avviene un violento sussulto per la paura e una reazione d’impulso ad allontanarsi dalla fonte di pericolo che può essere a ragione definita istintiva, giacché essa non si differenzia dal timore istintuale che potrebbe provare un’altra persona. Possiamo senza remore allargare questa situazione di paura a milioni di persone così come, andando oltre l’umano, ad una scimmia e a milioni di scimmie. Siamo, quindi, di fronte ad una omogeneità e regolarità del suo insorgere che è la peculiarità dell’istinto.
Se ci accontentassimo a questo punto solo di questa spiegazione, scopriremo presto che essa è insufficiente. Infatti abbiamo solo isolato l’istinto dal precesso conscio e ci siamo limitati a caratterizzarlo come fenomeno dell’inconscio. Osservando più attentamente il panorama dei processi inconsci ci accorgiamo che non è corretto definire ogni cosa come istintuale, benché nel linguaggio comune non si faccia più alcuna differenza. Infatti può accadere che qualcuno possa anche spaventarsi alla vista di un innocuo insetto o diversamente da un luogo affollato di persone. In comune abbiamo la paura sia che essa provenga dalla vista del sepente o dall’insetto innocuo. In comune abbiamo l’impulso inconscio che costringe alla fuga e apparentemente i due processi sembrano simili per il carattere inconscio, ma vanno attentamente distinti. Nel caso del serpente la paura è un processo utile per la sopravvivenza e universalmente diffuso, mentre nel caso dell’insetto innocuo o di un luogo affolato la paura è un processo isolato che riguarda una determinata persona senza possedere carattere generale e tanto meno la si può considerare utile alla sopravvivenza.
Per tali ragioni devono essere differenziati dai processi istintuali e introdotti nell’ambito di processi complessuali che hanno alla base un situazione di conflitto tra contenuti inconsci che sono in forte contrasto con i processi della coscienza. Il problema di come insorgano queste ultime possibilità, di come nel tempo potranno aggregarsi per produrre un forte disagio e sofferenza della psiche, è di una straordinaria complessità. Viceversa le componenti che attengono all’istinto sono soltanto quei fenomeni che sono i processi inconsci ereditari, dovunque uniformi e regolarmente ricorrenti.
In altre parole i precessi istintivi si caratterizzano per essere altamente prevedibili, per la forte capacità di afferrare un individuo e spingerlo ad una azione, per avere carattere universale e, in ultimo, per non avere mai una qualità creativa, bensì semplicemente ripetitiva. Perciò non senza ragione l’istinto può essere considerato un impulso eccito-motore il quale opera grazie alla preesistenza di un arco riflesso a livello dei centri nervosi e si distingue da tutti gli impulsi che riguardano il disturbo d’ansia e del suo stato di allarme.