Il termine panico deriva da Egipan, figlio di una capra la quale ha dato il suo latte anche al dio Zeus. Narrato nella mitologia greca come il dio Pan, che nella sua qualità di mezzo uomo e mezzo caprone riusciva ad atterire i Titani infondendo in loro il timor panico con il suono del suo corno a spirale.
Sono le grandi e violente crisi di angosia acuta che subentrano spontaneamente senza un’apparente motivazione. Atterriscono l’individuo con una precisa sensazione di morte imminente associata spesso ad una sensazione di irrealtà con distacco dall’ambiente esterno. L’andamento delle crisi di attacchi di panico si caratterizza per cicli di remissione spontanea e riacutizzazioni.
L’angoscia si può definire come una grande paura che diventa spesso paura del mondo e in generale della vita. La paura della vita non è un fantasma immaginario, ma un vero panico che appare sproporzionato solo perché la sua fonte reale è inconscia e quindi proiettata all’esterno. Sottende un drammatico conflitto interiore tra la parte giovane in via di sviluppo della personalità che viene mortificata a vivere ed è trattenuta a forza, ovvero tagliata fuori dalla vita.
Il prodotto di questo conflitto genera paura e si trasforma in angoscia, angoscia di morte.
La rigenerazione propositiva del processo di crescita insieme alla consapevolezza della parte interiore che potrà nascere alla vita restituisce un senso e un nuovo significato alla coscienza dell’Io e della sua sofferenza. Il conflitto poi si riduce attraverso la riconciliazione tra le istanze del conscio e dell’inconscio.